Il Clathrus ruber era considerato un fungo piuttosto raro ma oggi è in
rapida diffusione, cresce nei luoghi umidi dei boschi o nei prati in estate-autunno, solitario o a piccoli gruppi.
Lo sporoforo, di 3-5 cm, è inizialmente a forma di sfera-uovo di colore bianco, di consistenza gelatinosa, con l'"impronta" poligonale dell'esoperidio interno,
in via di formazione, e
con un fascio di ife rizomorfe
allungato alla base; si apre successivamente con l'esoperidio lacerato e uscente a forma di inferriata rotondeggiante,
con fori poligonali allungati,
di colore rosso vivo, con toni aranciati nel giovane, fino a 8 cm a pieno sviluppo: alla base rimangono i
resti dell'ovolo sottoforma di una volva biancastra.
I rami portano all'interno la gleba che è formata da piccoli granelli nerastri mucillaginosi, contenenti
le spore: essa emana un forte odore sgradevole e repellente un po' meno forte di quello del Phallus impudicus.
Il Clathrus ruber è ovviamente non commestibile a causa del suo odore; le mosche, attratte dal suo odore repellente, si poggiano su di esso invischiandosi della gleba e contribuendo in tal modo alla diffusione delle spore. Osservazioni sulle raccolte fotografate Tutte le raccolte sono state determinate dal solo esame visivo, visto che la specie è inconfondibile. |
Foto 3 [IMG8623] - TUR-A 215704 - Canon EOS 7D, ob. EF-S 60mm f/2.8 Macro USM Monti Peloritani, 350m [P9], 14.XI.2021 Copyright © 2021 Salvatore Saitta |
Foto 2 [IMG5165] - Canon EOS 7D, ob. EF-S 60mm f/2.8 Macro USM Monti Peloritani, 350m [P7], 22.X.2017 Copyright © 2017 Salvatore Saitta |
Foto 1 [IMG2835] - Canon EOS 350D, ob. EF 17-40mm L USM Monti Peloritani, 350m [P9], 01.VIII.2006 Copyright © 2006 Salvatore Saitta |